E’ caduta una quercia

de-carolis-minIn questa mail inviata ad Alberto Perdisa, un bel ricordo di Giovanni De Carolis sul padre Giancarlo, persona straordinaria che vogliamo ancora ricordare

Carissimo Alberto, ieri 21 dicembre si é celebrata la cerimonia funebre di commiato dagli amici di mio padre Giancarlo deceduto il giorno prima. Ho avuto la fortuna di parlargli fino a poche ore prima che lasciasse questo mondo e posso dire, io dormivo nella stanza accanto e non ho sentito nulla, che se ne  andato senza soffrire. Semplicemente era giunto il suo momento.   Più persone mi hanno detto che é stata la morte del giusto. Io questo non lo posso dire, quello che certamente posso dire che la vita di mio padre é stata piena di tantissime cose, belle  e  brutte.

Quando le vite sono così forse non sono da invidiare ma certamente sono da ammirare. Il legame tra mio padre e il beccaccino  ha radici antiche; poco dopo il suo arrivo a Rimini nel 1954 comprò un beccaccino usato di Mariolino Tamburini il mastro d’ascia afflitto da poliomielite che ha dato il nome alla regata che tante volte hai corso. Dopo il primo beccaccino di Mariolino ne seguì un altro sempre di Mariolino Tamburini ma questa volta nuovo. Dopo i primi due ne seguii un altro , il 13905, realizzato dal cantiere Leopoldo Colombo di Cadenabbia (il Mattì I) , poi ci fu  quello di Disiot (il Mattì II n° 16430) poi ci fu una  barca di plastica fatta da Eleno Baruffaldi (il Matti III) la barca successiva, quella che ancora gira per il mare con un equipaggio la cui somma delle età dà un numero complessivo inferiore al numero degli anni che ha la barca é il Mattì IV  (25791). Come vedi la storia parte da lontano ed é arrivata sino alla fine della vita di mio padre. Tra le ultime cose delle quali ho parlato con mio padre, la sera prima di morire, c’é stato proprio la regata di Rimini del prossimo anno. L’unione della coppa Tamburini ad un’altra regata, pur prestigiosa come il campionato italiano master , l’aveva contrariato. Io l’avevo tranquillizzato, qualche giorno fa, sostenendo che l’abbinamento avrebbe giovato alla coppa Tamburini richiamando un maggior numero di barche. Convinto dalle mie argomentazioni mi ha aveva esposto un suo progetto per IMG_4314l’illustrazione da apporre sul bando. Non più una silografia, non se ne sentiva più la forza, bensì una rielaborazione tipografica da un suo pastello. Già era d’accordo con un suo tipografo di fiducia al quale affidare il bozzetto. Quest’anno la regata di Rimini non sarà più impreziosita da un’opera artistica che le dava una caratteristica di unicità mondiale. Peccato! Mi sono reso conto che i bandi della coppa Tamburini, arricchiti dalle silografie di mio padre, avevano un grande presa tra gli amici snipisti. Alcuni tra questi ne erano diventati piccoli collezionisti. Proprio pochissimi giorni fa ne spedii qualcuno ai Calliari che me li avevano chiesti. Alberto Schiaffino ha esposto quelli che possiede e così via, tanti altri me ne hanno parlato. Evidentemente, in questo mondo assordante, per farsi capire bisogna sussurrare. Anche lo snipe é il sussurro del sport velico, una piccola barca che però ti fa capire perfettamente cosa sia il mare e la competizione tra marinai. Ti mando due foto, nella prima vedrai mio padre che firma uno dei suo bandi ad un concorrente nell’edizione della Tamburini di qualche anno fa, nell’altra, del settembre 2018, vedrai mio padre con delle bretelle rosse, come quelle che portava Danilo Disiot, al circolo velico di Riccione in occasione della regata dedicata  a mio fratello.  La vita é veramente fatta di tante cose non così eterogenee tra loro da non poter stare insieme. L’importante é trovare un senso comune che le leghi.

Dopo questa mia ti manderò alcune scansioni dei  bandi della Tamburini. Non son recenti e furono pubblicate da Pietrino qualche anno fa. Se credi me ne procuro di nuovi da mandarti, ma ho bisogno di qualche giorno. Ciao Alberto, un abbraccio.

Tuo Giovanni