È il primo pomeriggio del primo aprile e stiamo agganciando il carrello al furgone per partire per la prima regata nazionale del 2022. Destinazione Santa Marinella. Fa freddino e le previsioni non dicono bene: ancora più freddo e neve a bassa quota. Sul Tirreno addirittura burrasca. Ma la tappa è obbligata, questa è la prima, ma anche l’ultima, regata di selezione del 2022 per il mondiale dopo che l’evento è stato spostato a Cascais a fine agosto.
All’improvviso arriva una chiamata di Giuseppe che mi preavvisa di una possibile, imminente decisione di annullamento delle prove del sabato a causa delle previsioni meteo proibitive.
Lì per lì sembra un pesce d’aprile (e il giorno supporta l’ipotesi), ma ben presto si capisce che è vero, i messaggi si susseguono e arriva la conferma, anche se non ufficiale. Così decidiamo di partire all’indomani.
Puntuale come da previsioni di MeteoPiazza, la neve è poco sopra il lago, la temperatura è invernale, ma s’ha da fare. Il viaggio è lungo, ma il furgone è comodo e in quattro ci si dà il cambio. Anzi, il cambio se lo danno i ragazzi e io faccio il passeggero.
Arrivati, non senza aver incontrato tutte quattro le stagioni durante il viaggio, preso possesso dell’appartamento e armata la barca, ci aspetta la cena che, a dispetto di una evidente impreparazione del locale, ci fa passare alcune ore in buona compagnia dopo mesi di lontananza dalle regate.
Le previsioni per la domenica sono migliori, ma poco esaltanti: poco vento e onda residua ed in effetti è così, ma almeno c’è il sole. Dopo un bel po’ di attesa qualcosa sale, appena un alito supera i 5 nodi il comitato dà la partenza, il vento che si distende non è come ovvio regolarissimo, ma Pietro e Arianna se la giocano alla grande e stravincono.
La seconda prova è invece bella, il vento è (quasi) regolare, si sta anche alle cinghie e Diego e Francesca danno una bella dimostrazione di gestione della regata.
C’è tempo (e le condizioni) per una terza prova, ma l’illusione dura poco e dopo un richiamo con conseguente U il vento velocemente cala, si chiazza e si avanza a fatica. Il finto girasole inganna, il vento gira a destra, ma la pressione è a sinistra, la seconda bolina è alla ricerca di qualche spot di aria (di vento non si può più parlare), spero in una riduzione, ma no, niente bandiera S. Nella poppa l’onda morta fa sbattere le vele, ma secondo il comitato ci sono sempre 5 nodi (ma che vuol dire?). Ancora una volta Pietro e Arianna si muovono tra le macchie di aria da par loro e si aggiudicano prova e regata davanti a Francesco-Marco e Gioele-Stefano.
Convinti di aver fatto una pessima regata, disarmiamo, carichiamo il doppio e ci docciamo in fretta, con la prospettiva di un bel po’ di ore di viaggio (e alle 8 del mattino dopo il lavoro che attende, inderogabile), con la sorpresa di vederci consegnare le coppe del quinto posto che, malgrado avessimo solo pascolato sul campo di regata, complice la bandiera U e alcuni piazzamenti altalenanti degli avversari, ci vede ancora una volta tra i primi. Risultato inutile perché nulla si muove nella Ranking e, a causa della mancata partecipazione alla regata di Chioggia, siamo sempre fuori, anche se per poco, dai selezionati.
Mettiamo piede a casa alle 3 del mattino, ma per fortuna i giovani hanno avuto pietà del vecchietto e l’hanno lasciato riposare, sobbarcandosi i turni di guida, permettendogli di essere fresco e pimpante il mattino al lavoro.
Guardandomi indietro, però, mi viene da riflettere sulle 15 ore di viaggio, sui costi sostenuti (interi) per una regata (mezza), che non ha spostato la ranking e della quale non rimane neanche un commento, una foto, una classifica. Qualcosa si dovrà fare in futuro, perché di una nazionale, selezione per i mondiali, non può rimanere solo la foto della stampa della classifica finale.